L'attacco al contratto nazionale e all'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori va inserito all'interno di un processo ormai trentennale volto alla completa destrutturazione dei diritti e delle tutele dei lavoratori. Le modifiche alla legislazione varate dai Governi Berlusconi-Monti mirano a demolire le principali difese sia individuali che collettive e ad alterare irrimediabilmente i rapporti di forza all'interno dei luoghi di lavoro, in una vera e propria lotta di classe rovesciata. Un processo di riduzione degli spazi di democrazia che la crisi economica ha accelerato sotto la direzione e supervisione dell'establishment economico e finanziario europeo.
È per questo che i quesiti depositati l'11 settembre scorso in Cassazione da vari soggetti sociali e politici inerenti l'abrogazione dell'articolo 8 dell'ultima manovra del Governo Berlusconi che permette di derogare ai contratti nazionali di lavoro e la reintroduzione dell'articolo 18 nella forma originaria, possono rappresentare un vero e proprio punto di rottura di tutto questo sistema come hanno già fatto i referendum su acqua e nucleare.
Siamo consapevoli che la difesa del contratto nazionale e dell'articolo 18 non 'parlano' alla generalità del disperso mondo del lavoro, e in particolare ai giovani disoccupati, ai precari; sappiamo anche però che essi sono tra i più importanti capisaldi della civiltà del lavoro del nostro Paese e che rappresentano una possibile chiave di volta verso la riunificazione del mondo del lavoro.
Per questo noi sottoscritte/i lavoratrici e lavoratori, delegate e delegati, pensionate e pensionati, amministratrici e amministratori, rappresentanti di forze politiche e associazioni, cittadine e cittadini, auspichiamo che anche a Castel Maggiore possa nascere un Comitato referendario ampio e unitario che coinvolga il maggior numero di realtà politiche, sociali e lavorative.
Castel Maggiore (Bo), 19/11/2012